Ci Penso Io...!
COLABORAMOS
SITIOS AMIGOS
NOS APOYAN
Counter
Month191
All327907
Login
Cerca
Grotta in Liguria rivela le cause del caldo eccezionale della Terra 400mila anni fa, per UniPi news
VERSIONE SPAGNOLA
In Europa c'erano i pre-neandertaliani, l'emisfero settentrionale della Terra aveva meno ghiaccio di
oggi e il livello del mare era circa 10 metri più alto. Siamo nel paleolitico inferiore, 400mila anni fa,
un periodo chiamato MIS 11c, il più caldo del nostro pianeta negli ultimi milioni di anni.
Secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Communications, a cui ha partecipato
la professoressa Elisabetta Starnini dell'Università di Pisa, la causa di questa eccezionale fase climatica del nostro
pianeta sarebbe da rintracciare nel riscaldamento dei mari (a sua volta dovuta a un complesso intreccio di fattori).
La ricerca si è basata su una carota lunga due metri prelevata dalla Grotta della Bàsura in
Liguria e analizzata utilizzando la tecnica di datazione uranio-torio ad alta precisione.
Il reperto ha consentito di ricostruire la storia ambientale dell'Europa meridionale da 480.000 a
360.000 anni fa e di risolvere un enigma paleoclimatico noto come "paradosso MIS 11c" che per
lungo tempo ha impegnato studiose e studiosi.
Il caldo della Terra 400mila anni fa non sarebbe infatti giustificato dai livelli di radiazioni solari e di gas serra.
"Oggi come allora la radiazione solare non era particolarmente forte, ma il nostro studio dimostra come il riscaldamento
prolungato degli oceani da solo possa causare un collasso della piattaforma glaciale e un innalzamento del livello del mare
senza richiedere temperature atmosferiche estremamente elevate o concentrazioni di gas serra", spiega Starnini.
"Il clima passato è quindi di massima importanza per comprendere il futuro del nostro pianeta e il ruolo che i cambiamenti
climatici estremi possono aver giocato nell'evoluzione umana. – conclude Starnini– basti pensare che dopo la fine del MIS 11
l'Europa inizia ad essere popolata da una nuova specie: l'uomo di Neanderthal".
Elisabetta Starnini è docente di Preistoria e Protostoria del dipartimento di Civiltà e forme del Sapere dell'Università Pisa e da
anni lavora alla Grotta della Bàsura. La ricerca alla quale ha collaborato è frutto di progetto internazionale e interdisciplinare,
guidato dal Dipartimento di Geoscienze dell'Università Nazionale di Taiwan che ha coinvolto ricercatori di 20 enti di ricerca in
Europa, Stati Uniti e Asia.
(De: UniPi news, 6 agosto 2024). Tra poco la Versione Spagnola
Infezioni virali trasmesse da zanzare e altri artropodi, per UniPi news
Pisa a capo del progetto GENESIS. VERSIONE SPAGNOLA
La fondazioner PNRR INF-ACT, attiva in ambito One Health e malattie infettive emergenti, ha
erogato un finanziamento di 2,5 milioni di euro per studiare i meccanismi di malattia e di
persistenza di virus quali Chikungunya, Dengue, Toscana, West Nile (WNV) e Zika. Lo studio,
il cui acronimo è GENESIS, sarà condotto da un consorzio di enti di ricerca pubblici e privati e di imprese coordinati da Mauro
Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica dell'Università di Pisa e direttore dell'Unità operativa di
Virologia dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana (Aoup).
L'obiettivo di GENESIS è quanto mai attuale visto il continuo aumento del numero di casi e dell'area
geografica in cui questi sono segnalati. Dall'ultimo bollettino OMS risulta che da inizio anno al 30
aprile 2024 vi sono stati oltre 7,6 milioni di casi per la sola Dengue, segnalati in ben 90 diversi
Paesi e che hanno causato oltre 3.000 decessi.
Tra questi Paesi vi è anche l'Italia: per il solo Dengue nei primi cinque mesi del 2024 sono stati diagnosticati 250 casi, 6
volte in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Si tratta al momento di soli casi di importazione ma, vista la presenza della
zanzara vettore in Italia, sono attesi anche focolai autoctoni nel periodo estivo come avvenuto dal 2020 in poi.
Cambiamento climatico, presenza di insetti vettore, viaggi e commercio globale sono tra i principali
fattori responsabili della diffusione delle arbovirosi, come sono chiamate comunemente. A questi
però si associano altri elementi quali la persistenza del virus nell'uomo e in animali con meccanismi
ancora poco conosciuti ma che hanno rilevanti ricadute nella diffusione dell'infezione e nella salute
pubblica.
GENESIS analizzerà ciclo replicativo, danno cellulare e d'organo di diversi arbovirus e valuterà
specifici fattori cellulari come potenziali bersagli per terapia antivirale. Lo studio esaminerà inoltre la
risposta anticorpale indotta dal virus Toscana, un arbovirus endemico in Italia e soprattutto nelle
nostre zone, in campioni seriali di pazienti per identificare biomarcatori di patogenicità e persistenza e migliorare gli attuali
test diagnostici.
Oltre ad Aoup e Università di Pisa, del consorzio fanno parte il Centro internazionale di Ingegneria genetica e Biotecnologie
(Trieste), l'Istituto nazionale per le malattie infettive "Lazzaro Spallanzani" (Roma), l'Istituto nazionale tumori "Fondazione
Pascale" (Napoli), la Fondazione TIGEM Telethon (Napoli), l'Ospedale San Raffaele (Milano) l'Università del Piemonte
orientale e l'Università di Trento oltre a due aziende private.
In linea con gli obiettivi di INF-ACT, GENESIS aumenterà le conoscenze dell'interazione virus-ospite
di questi virus emergenti e porterà al miglioramento delle strategie di prevenzione, trattamento e
controllo.
(Fonte: Ufficio Stampa AOUP. De UniPi news, 24 giugno 2024).
L’Università di Pisa riscopre un prezioso codice medievale perduto da secoli, per UniPinews
Al suo interno diverse vite di santi, tra cui un'inedita Vita di San Terenzio, e il racconto del viaggio in Terrasanta di un cimatore pontremolese...
"Non se ne avevano più notizie da quasi tre secoli, ma adesso, grazie al lavoro di un gruppo
interdisciplinare di studiosi dell'Università di Pisa, la reale identità di quello che oggi è conosciuto
come manoscritto Beinecke Ms. 1153 è stata finalmente svelata.
Si tratta di un prezioso manoscritto un tempo appartenente alla diocesi di Luni e protagonista, a
partire dalla seconda metà del Settecento, di un avventuroso viaggio che, tra lasciti testamentari e
compravendite, l'ha portato fin negli Stati Uniti. Più precisamente, sugli scaffali della Beinecke Rare Book and Manuscript
Library dell'Università Yale.
Rinvenuto da un appassionato e digitalizzato, il manoscritto è così arrivato all'Ateneo pisano dove è stato individuato,
riconosciuto e studiato da Paolo Pontari, filologo del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica; Enrica Salvatori,
storica del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, e dall'agiologo Gianni Bergamaschi.
"Il testo, ascrivibile alla seconda metà del Trecento, è una fonte preziosissima per la comprensione del medioevo toscano e
lunigianese e ha portato e porterà ad importanti scoperte storiche – spiega la professoressa Enrica Salvatori – Si tratta di una
miscellanea che contiene diverse vite di santi, tra cui un'inedita Vita di San Terenzio, il racconto del viaggio in Terrasanta di
un cimatore pontremolese, l'ordinamento dei canonici della cattedrale di Luni, calendari, schemi lunari e un trattato per
l'individuazione della Pasqua".
"Lo studio che stiamo conducendo sul manoscritto Beinecke è trasversale a tutti i testi che compongono
questa interessante miscellanea di chiara origine lunigianese – aggiunge il professor Paolo Pontari – Fra i
documenti contenuti nel manoscritto si evidenza, però, un testo odeporico, la cui edizione critica,
attualmente in preparazione, ci permetterà di seguire le tracce del cimatore Franceschino da Pontremoli nel
suo pellegrinaggio a Roma e in Terrasanta".
"L'interesse di questo manoscritto è costituito proprio dall'eterogeneità dei testi che contiene, la maggior parte dei quali sono
agiografici ma che non sono disposti secondo il ciclo liturgico annuale – conclude l'agiologo Gianni Bergamaschi -
Il problema che resta aperto è capire per quali motivi sia stato confezionato un codice di questo genere, in cui anche i testi
agiografici sono disomogenei: alcuni sono molto ricchi, altri sono più poveri.
In più, c'è una grossa componente francescana, ma nel mezzo compaiono anche santi la cui
presenza in questo contesto è difficilmente comprensibile, come nel caso di Sant'Ivo di Bretagna
e Audomaro di Thérouanne. Come ci siano finiti è tutto da scoprire".
(De: UniPi news, 7 maggio 2024. Immagini della web UniPi y Google)