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Per la Pace... per la redazione del Blog
Adeste, fideles, laeti, triumphantes,
Venite, venite in Bethlehem:
Natum videte Regem Angelorum:
Venite adoremus, venite adoremus
Venite adoremus Dominum.
En grege relicto, humiles ad cunas,
vocatis pastores approperant.
Et nos ovanti gradu festinemus.
Venite adoremus, venite adoremus
Venite adoremus Dominum.
Aeterni Parentis splendorem aeternum,
Velatum sub carne videbimus
Delum Infantem, pannis involutum.
Venite adoremus, venite adoremus
Venite adoremus Dominum.
Pro nobis egenum et foeno cubamtem,
Piis foveamus amplexibus:
Sic nos amantem quis nos redamaret?
Venite adoremus, venite adoremus
Venite adoremus Dominum.
Deseamos que tengais Felices Fiestas de Navidad y un precioso 2017, sobretodo PAZ!
La Laguna (50) per N. Cataldo
Ciao a tutti, come va?
Qui con un sacco di lavoro, ma tutto ok. Proprio a causa del lavoro, questo blog sarà probabilmente
un po' più breve dei precedenti dato che non ho troppe cose da raccontarvi. Quelli di voi che mi
leggono spesso, o anche semplicemente coloro che hanno letto l'ultimo blog, staranno avendo
la sensazione di un dejavù ;)
Ma, effettivamente, a parte alcune piccole differenze, il mese di novembre è stato molto simile a quello di ottobre. La prima differenza è che è passato un mese e quindi il mio desiderato gennaio, detto anche mese di tregua, si è avvicinato abastanza ;)
Un'altra differenza è che mentre vi scrivo dalla poltrona del mio salotto nel tardo pomeriggio di questo ultimo sabato del mese, fuori non piove come, invece, succedeva un mesetto fa.
Per il resto, moltissime somiglianze tra i due mesi e tra i due blog. Oggi, come l'altra volta, seratina tranquilla a casa e per lo stesso motivo dell'ultimo blog che finalmente posso raccontarvi dato che non ci sono più motivi per la scaramanzia;)
Domenica sei novembre ho partecipato ad una corsa di otto chilometri in centro a Santa Cruz che
sono riuscito a completare con un tempo accettabile: 43:51. Non ve ne avevo parlato prima perché
l'ultima volta che avevo fatto qualcosa di simile era stato una vita fa... se non ricordo male, nel
2005 avevo completato dieci chilometri sul lungomare di Bari.
E allora sono passato da un lungomare ad un altro: da un po' di tempo a questa parte ho cominciato ad allenarmi sul lungomare della capitale dell'isola. Da quando vivo a Santa Cruz, infatti, e forse anche da prima, ho cambiato un po' il mio bioritmo e i miei orari e sto facendo vita più diurna e un po' di sport.
Il lungomare è a due minuti a piedi da casa e tutte le volte che posso, e causa lavoro molto meno di quanto mi piacerebbe, esco a correre qualche chilometro o un'oretta. Con la musica nelle orecchie, il mare negli occhi e il sole nel cuore a volte arrivo fino a María Jimenez, una frazione della capitale dell'isola.
Mi piace molto la sensazione che provo mentre corro e soprattutto quella che mi lascia addosso
per tutta la giornata. Mi sento più attivo ed ottimista... sarà l'endorfina ;) O forse sarà il buonumore
che mi trasmettono tutte le persone che incrocio sul lungomare che come me fanno sport e che ti
salutano quando te le trovi su quello che qui a Santa Cruz è conosciuto come il Viale del Colesterolo ;) nel senso che è un buon posto per provare ad abbassarlo facendo un po' di sport ed una vita più sana.
E quindi stasera seratina tranquilla con film e riposo perché domattina ho un'altra corsa, questa volta di soli cinque chilometri sul lungomare. Si tratta di un evento organizzato dal Corte Inglés e sicuramente ci sarà un bel po' di gente e una bell'atmosfera. E se nelle ultime occasioni ho optato per meravigliosi film di Riccardo Darín questa sera mi tocca un documentario che avevo registrato tempo fa sulla vita di Fidel Castro.
Perché stamattina mi è arrivata la notizia della morte di uno dei personaggi, nel bene e nel male, più importanti del ventesimo secolo. In questa sede non è il caso di parlare di política e allora mi limito a dire che mi rimane il rimpianto di non essere andato a Cuba quando Fidel era ancora vivo e che spero di andarci il prima possibile perché è un paese che come tutta l'America Latina mi attira moltissimo. E poi, come Tenerife, è un'isola e le isole, credete a me, hanno qualcosa in più ;)
Tornando alle mie avventure da corridore, quella di domani non sarà la mia seconda corsa del
mese, visto che sabato scorso ho portato a termine sette chilometri ad Arona, nel sud dell'isola.
Mi sono preso la briga di attraversare quasi tutta l'isola non solo per partecipare a questa corsa,
ma anche perché dopo ho fatto serata a El Médano dalla mia amica Sandra con cui ho cenato e sono andato a bere qualcosa.
Si è trattato di un piacevole diversivo e di un modo di staccare la spina facendo qualcosa di diverso.
Infatti, non mi capita spesso di fare serata nel sud dell'isola e devo ammettere che mi sono divertito.
Dopo cena siamo andati a bere qualcosa in un locale dove abbiamo assistito ad un concerto di un gruppo andaluso. Poi la stanchezza ha cominciato a farsi sentire anche perché i sette chilometri nel centro storico di Arona era un continuo sali e scendi che dal punto di vista fisico e psicologico mi ha messo a dura prova.
Però, sono abbastanza fiero di me stesso visto che, anche in questo caso, sono riuscito a portare a
termine la corsa con un tempo accettabile. In più è stato molto bello correre sotto il ciello stellato
e visitare in questo modo, e per la prima volta, il centro storico di questa piccola cittadina dell'isola.
Tra un mese vi racconterò, tra le altre cose, della corsa di domani e del clásico Barcelona-Real Madrid della prossima settimana che sicuramente vedrò in compagnia del mio amico, catalano e culè, Manu. Per il momento vi saluto e vi rimando al prossimo blog, che sicuramente, sarà un pochino più lungo.
Un abbraccio
Nico
"Cognati e amanti: Francesca e Paolo nel V Canto dell'Inferno", per M. Santagata
Hemos preparado un pequeño resumen de un tema de la "Commedia" estudiada por el Prof. Santagata. Esperamos que nuestro español pueda competir en profundidad con la capacidad del Prof. Santagata:
„Cognati e amanti : Francesca e Paolo nel V Canto dell'Inferno" per M. Santagata
I Canto dei golosi comincia il suo racconto al punto esatto in cui l'aveva interrotto quello dei lussuriossi:
Al tornar de la mente che si chiuse
dinanzi alla pietà d'i due cognati,
che di trestizia tutto mi confonde,
novi tormenti e nove tormentati,
mi viene intorno [...] V 1-5
Mentre che l'uno spirto questo disse
l'altro piangea, si che di pietade
io venni men cosi com' io morisse
E caddi come corpo morto cade (V 139-42)
(...)
„I versi del Canto VI non sono un appendice del canto V se non altro perché solamente da loro il lettore viene a sapere - e si tratta di una informazione indispensabile per l'esatta comprensione del episodio - che i due amanti di Rimini erano „cognati".
(...)
Il rapporto metonimico tra le pene (''la bufera infernal', ''la piova eterna'') e dunque tra le atmosfere dei due Canti è lo sfondo sul quale si evidenziano sia il sostanziale parallelismo della loro articolazione strutturale – entrambi si aprono con la figura di un demonio (Minosse, Cerbero) e proseguono con la desccrizione del paessaggio e della pena; nell'uno e nell'altro, dalla masa delle anime dannate emerge una sola voce protagonista (pero, mentre Francesca è chiamata da Dante, Ciacco chiama lui stesso l'attenzione del pellegrino : e questa differenza di comportamento va aggiunta all'elenco dei tratti oppositivi)-, sia la similarità nell'ordito del discorso, da certe movenze sintattiche e stilistiche sino all'impostazione stessa della voce narrante [...] or son venuto / là dove molto pianto me percuote" (V 26-27); io sono al terzo cerchio, de la piova / etterna" (VI 7-8).
Se Francesca e Ciacco possono annullare la loro radicale diversità nel ricorso a un comune registro retorico (Di che udire e che di parlar vi piace, / noi udiremo e parleremo a voi (V 94-95) „tu fosti prima che io disfatto fatto" (VI 42), nell'interloquire con loro il personaggio Dante ripete formule di cortesie simile nel tono e nelle parole:
E cominciai : „Francesca, i tuoi martiri
a lagrimar mi fanno triste e pio
Ma dimmi,:al tempo [...] (V 116-118)
Io li rispuosi: „Ciacco, il tuo affanno
mi pesa si, ch'a lagrimar mi 'nvita
ma dimmi [...] (VI 58-60)
La ragione de fondo dell'omogeneità risiede nella comune radice, l'incontinenza dei peccati
di gola e di lussuria. Da questa stessa radice ha origine la contiguità delle pene.
A differenza degli altri incontinenti (avari e prodighi, iracondi e accidiosi) omogenei nei peccato, ma
esattamente especulari nella manifestazione della colpa, lussuriosi e golosi praticano vizi, per cosi ,
solidali.
Tra di loro non puo esserci scontro o zuffa: sono fratelli nella pena come lo sono stati nell'errore.
(...) Eppure i due canti sono collegati anche e sopratutto da una lunga serie di opposizioni a livello di resa letteraria.
(...) Pur nella contiguità metereologica della „bufera" e della „piova",opposta è l'atmosfera dei due cerchi:
ventosa e vorticosa quella dei lussuriosi; uggiosa nell' eterna regolarità della pioggia quella dei golosi.
E così è anche per l'ambiente: aereo nel primo Canto (non per nulla punteggiato de similitudine ornitologiche), grevemente terragno nel secondo; e per lo stesso contrapasso, che dal'irrequieta mobilità dei peccatori presi dai vortice si rovescia nel cieco e animalesco torpore delle anime prostrate al suolo. I lussuriosi (per lo meno i morti per amore, che volano in fila indiana) sono subito riconoscibili, tanto è vero che Virgilio li indica per nome; i golosi sono trasformati dalla pena sino a perdere i tratti umani („riconoscimi, se sai" v. 41) e a imbestiarsi („Urlar li fa la pioggia come cani" v. 19).
Il V è un Canto al femminile, il VI presenta solo personaggi maschili. Nel V si parla di amore e letteratura; nel VI si parla di politica. Il V popolato di eroi, di regine, di nobildonne, porta alla ribalta personaggi romagnoli di conclamata nobiltà, il VI elenca solamente personaggi di Firenze, alcuni dei quali, a cominciare dal protagonista, di dubbia notorietà.
Se il V alude al mondo delle corte feudali, anche il VI fra le righe, parla di corti, ma di quelle
'imbandite' presso le case dei ricchi fiorentini. Quella fra nobili di sangue e aristocrazia del
denaro è l'opposizione che sussume quasi tutte le altri. Talmente forte da investire la stessa
figura del personaggio Dante: mentre nel V il Dante storico è interamente risolto dentro la
figura del Dante personaggio, l'impianto politico del VI conferisce al suo personaggio uno
statuto autobiografico molto più definito.
(...)
Per quanto riguarda Francesca e Paolo, la domanda da farsi è se la loro storia voglia unicamente esemplifica lo scacco del singolo dinanzi alle forze del desiderio, quello della razionalità di contro agli appetiti, insomma il conflittuale rapporto tra libero arbitrio e fatalità della passione secondo le letture più acreditate) o sia anche, se non sopratutto, una rappresentazione simbolica di comportamenti culturali e sociali determinati. E altretanto si può dire per Ciacco.
Lussuria e gola, cioè, possono essere visti come peccati dei singoli (e in quanto tali, tra loro omogenei), oppure come peccati sociali, tipici di ambienti diversi, e perciò, passibili di rappresentazione contrapposte.
„Lussuria" e „gola" di presentano appaiate, prima che nell'Inferno, nella canzone Poscia ch'Amor del tutto m' ha lasciato:
Qual non dirà fallenza
divorar cibo ed a lussuria intendere?
Ornarsi, come vendere
si dovesse al mercato di non saggi?
ché 'l saggio non pregia orn per vestimenta,
ch' altrui sono ornamenta,
ma pregia il senno e li genti coraggi (vv 32-38)
(...)
Lussuria e gola sono vizi dei „falsi" leggiadri, dei falsi cavalieri che no operano secondo virtù e non si attengono, nei comportamenti pubblici, al giusto mezzo.
Sono dunque vizi, insieme alla prodigalità, all'avarizia, all'incapacità di „donneare" (cioé, di amare donna amorosa [v. 49], non limitandosi a „pigliar villan diletto" [v. 54] ) di coloro che credono di attegiarsi da „leggiadri" e invece ignorano i fondamenti della vera leggiadria. Vizi sociali e pertanto, o meglio ancora, vizi di un determinato ceto sociale. Tanto più che nella canzone „lussuria" no designa soltanto leccesso sessuale ma [in accordo con l'uso medievale di luxuria quale è documentato dai lessicografi] si estende a significare classicamente l'inclinazione al lusso e allo sperpero" (...)
Fondamento della leggiadria è la virtù, che a sua volta è l'elemento costitutivo della nobiltà. Poscia ch'Amor rimanda necessariamente a la precedente canzone La dolce rima d'Amor ch'i' solia. Alla canzone cioé che confuta l'idea di nobiltà di sangue a favore della tesi che essa sia un dono divino elargito senza distinzione sociali. La stessa virtù deriva dalla nnobiltà, rigurosamente intesa come nobiltà d' animo.
Con queste due canzoni risaliamo al Dante prima dell'esilio, ancora immerso nelle polemiche cittadine e ancora convinto di dovere esercitare un ruolo didattico nei confronti dei suoi concittadini. La radicalità della canzone sulla nobilitas non solo non esclude l'intento pedagogico, ma anzi, pur nel pesimismo presente, dà vita con la canzone della „leggiadria" a un vero programma di aculturazione: si trattava di fissare un codice gentile per i potentes di Firenze, nobili di sangue o grandi di nuova ricchezza che essi fossero.
(...)
Francesca parla d'amore e di letteratura. Purtroppo quello che lei chiama amore è lussuria e la letteratura di cui fa sfoggio non sempre è buona letteratura.
(...)
Fonte: „Cognati e amanti Francesca e Paolo nel V dell'Inferno" Pisa, diciembre 1997 pp 120-124"
NdR: El Prof. Santagata ha publicato "Come donna innamorata" editado por la Universidad de Salamanca y organizó el "Dante Posticipato" este verano. Es parte de un proyecto de informática relacionado con las Humanidades y estudioso de Dante.