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Emergency, 21 anni di medicina...e amore
Il Dtt.re Gino Strada, chirurgo riconosciuto come Fondatore de "Emergency" ha stato premiato in riconoscimento al suo lavoro svolto in zone di guerra e povertà in diversi luoghi nel mondo. Il messaggio è semplice: "Non fare la guerra"
Purtroppo ci manca ancora tanto perché i governi e dirigenti capiscano l'importanza del suo lavoro, e la ragione che lo spinge a guardare la guerra come una cosa atroce, che lo è affatto. Questo è il suo discorso del 2015, lo presentiamo oggi giorno del 21 aniversario di questa Onlus che fatta del lavoro continuo de Volontari e tanto amore e vera voglia di una cultura de Pace, speriamo sia vicina anche a voi, anche in spagnolo. Tanti Auguri, Emergency!
"Onorevoli Membri del Parlamento, onorevoli membri del Governo svedese, membri della Fondazione RLA, colleghi vincitori del Premio, Eccellenze, amici, signore e signori.
È per me un grande onore ricevere questo prestigioso riconoscimento, che considero un segno di apprezzamento per l'eccezionale lavoro svolto dall'organizzazione umanitaria Emergency in questi 21 anni, a favore delle vittime della guerra e della povertà.
Io sono un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente,
America Latina e Europa.
Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili.
A Quetta, la città pakistana vicina al confine afgano, ho incontrato per la prima volta le vittime delle mine antiuomo.
Ho operato molti bambini feriti dalle cosiddette "mine giocattolo", piccoli pappagalli verdi di plastica grandi come un pacchetto di sigarette.
Sparse nei campi, queste armi aspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochi per un
po', fino a quando esplodono: una o due mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Bambini senza
braccia e ciechi. Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime e l'aver visto tali atrocità mi ha
cambiato la vita.
Mi è occorso del tempo per accettare l'idea che una "strategia di guerra" possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi, i bambini e la mutilazione dei bambini del "paese nemico".
Armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso. Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili.
Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini. È quindi questo "il nemico"? Chi paga il prezzo della guerra?
Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte incremento passando
dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il 60% nella seconda.
E nei 160 e più "conflitti rilevanti" che il pianeta ha vissuto dopo la fine della seconda guerra
mondiale, con un costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava
costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afgano.
Lavorando in regioni devastate dalle guerre da ormai più di 25 anni, ho potuto toccare con mano questa crudele e triste realtà e ho percepito l'entità di questa tragedia sociale, di questa carneficina di civili, che si consuma nella maggior parte dei casi in aree in cui le strutture sanitarie sono praticamente inesistenti.
Negli anni, EMERGENCY ha costruito e gestito ospedali con centri chirurgici per le vittime di guerra
in Ruanda, Cambogia, Iraq, Afghanistan, Sierra Leone e in molti altri paesi, ampliando in seguito
le proprie attività in ambito medico con l'inclusione di centri pediatrici e reparti maternità, centri di
riabilitazione, ambulatori e servizi di pronto soccorso.
L'origine e la fondazione di EMERGENCY, avvenuta nel 1994, non deriva da una serie di principi e dichiarazioni. È stata piuttosto concepita su tavoli operatori e in corsie d'ospedale. Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare.
In 21 anni di attività, EMERGENCY ha fornito assistenza medico-chirurgica a oltre 6,5 milioni di persone. Una goccia nell'oceano, si potrebbe dire, ma quella goccia ha fatto la differenza per molti. In qualche modo ha anche cambiato la vita di coloro che, come me, hanno condiviso l'esperienza di EMERGENCY.
Ogni volta, nei vari conflitti nell'ambito dei quali abbiamo lavorato, indipendentemente da chi
combattesse contro chi e per quale ragione, il risultato era sempre lo stesso: la guerra non
significava altro che l' uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità
della guerra.
Confrontandoci quotidianamente con questa terribile realtà, abbiamo concepito l'idea di una comunità in cui i rapporti umani fossero fondati sulla solidarietà e il rispetto reciproco.
In realtà, questa era la speranza condivisa in tutto il mondo all'indomani della seconda guerra mondiale. Tale speranza ha condotto all'istituzione delle Nazioni Unite, come dichiarato nella Premessa dello Statuto dell'ONU:
"Salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa
generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità, riaffermare la fede nei diritti fondamentali
dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti degli uomini e
delle donne e delle nazioni grandi e piccole".
Il legame indissolubile tra diritti umani e pace e il rapporto di reciproca esclusione tra guerra e diritti erano stati inoltre sottolineati nella Dichiarazione universale dei diritti umani, sottoscritta nel 1948. "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti" e il "riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo".
70 anni dopo, quella Dichiarazione appare provocatoria, offensiva e chiaramente falsa.
A oggi, non uno degli stati firmatari ha applicato completamente i diritti universali che si è impegnato a rispettare: il diritto a una vita dignitosa, a un lavoro e a una casa, all'istruzione e alla sanità. In una parola, il diritto alla giustizia sociale. All'inizio del nuovo millennio non vi sono diritti per tutti, ma privilegi per pochi.
La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani.
Vorrei sottolineare ancora una volta che, nella maggior parte dei paesi sconvolti dalla violenza, coloro
che pagano il prezzo più alto sono uomini e donne come noi, nove volte su dieci. Non dobbiamo mai
dimenticarlo.
Solo nel mese di novembre 2015, sono stati uccisi oltre 4000 civili in vari paesi, tra cui Afghanistan,
Egitto, Francia, Iraq, Libia, Mali, Nigeria, Siria e Somalia. Molte più persone sono state ferite e mutilate,
o costrette a lasciare le loro case.
In qualità di testimone delle atrocità della guerra, ho potuto vedere come la scelta della violenza abbia - nella maggior parte dei casi - portato con sé solo un incremento della violenza e delle sofferenze. La guerra è un atto di terrorismo e il terrorismo è un atto di guerra: il denominatore è comune, l'uso della violenza.
Sessanta anni dopo, ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russell-Einstein: "Metteremo fine al genere umano o l'umanità saprà rinunciare alla guerra?". È possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano?
Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero, ma ciò non dimostra che il
ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un
traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non
significa che debba essere parte anche del nostro futuro.
Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare.
Come medico, potrei paragonare la guerra al cancro. Il cancro opprime l'umanità e miete molte vittime:
significa forse che tutti gli sforzi compiuti dalla medicina sono inutili? Al contrario, è proprio il persistere
di questa devastante malattia che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per prevenirla e sconfiggerla.
Concepire un mondo senza guerra è il problema più stimolante al quale il genere umano debba far fronte.
È anche il più urgente.
Gli scienziati atomici, con il loro Orologio dell'apocalisse, stanno mettendo in guardia gli esseri umani: "L'orologio ora si trova ad appena tre minuti dalla mezzanotte perché i leader internazionali non stanno eseguendo il loro compito più importante: assicurare e preservare la salute e la vita della civiltà umana".
La maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell'immaginare, progettare e implementare le
condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino alla completa
disapplicazione di questi metodi. La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata.
La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.
L'abolizione della guerra è il primo e indispensabile passo in questa direzione.
Possiamo chiamarla "utopia", visto che non è mai accaduto prima. Tuttavia, il termine utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilità non ancora esplorata e portata a compimento.
Molti anni fa anche l'abolizione della schiavitù sembrava "utopistica". Nel XVII secolo, "possedere degli schiavi" era ritenuto "normale", fisiologico.
Un movimento di massa, che negli anni, nei decenni e nei secoli ha raccolto il consenso di centinaia
di migliaia di cittadini, ha cambiato la percezione della schiavitù: oggi l'idea di esseri umani incatenati
e ridotti in schiavitù ci repelle. Quell'utopia è divenuta realtà.
Un mondo senza guerra è un'altra utopia che non possiamo attendere oltre a vedere trasformata in realtà.
Dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile. Questo concetto deve penetrare in profondità nelle nostre coscienze, fino a che l'idea della guerra divenga un tabù e sia eliminata dalla storia dell'umanità.
Ricevere il Premio "Right Livelihood Award" incoraggia me personalmente ed Emergency nel suo
insieme a moltiplicare gli sforzi: prendersi cura delle vittime e promuovere un movimento culturale
per l'abolizione della guerra.
Approfitto di questa occasione per fare appello a voi tutti, alla comunità dei colleghi vincitori del Premio, affinché uniamo le forze a sostegno di questa iniziativa.
Lavorare insieme per un mondo senza guerra è la miglior cosa che possiamo fare per le generazioni future.
Grazie.
Gino Strada
Stoccolma, 30 novembre 2015
La Laguna (43) per N. Cataldo
Ciao a tutti e buon primo maggio a tutti (lavoratori e non)!!!
Come va? Qui in paradiso benissimo! L'isola, che già normalmente è fantastica, in primavera dà il
meglio di sè. Immaginate la primavera che esplode nell'isola dell'eterna primavera: praticamente
una metaprimavera! ;) Che ho fatto in questo mese?
A parte lavorare, poche cose, ma buone.
Per esempio ho riscoperto un bellissimo parco a El Sauzal, una piccola, ma bellissima cittadina nel nord dell'isola.
Ci ero già stato qualche anno fa, ma questa volta me la sono presa con più calma... c'era un bel sole, gran bella musica dal vivo in un bar dentro lo stesso parco e una vista meravigliosa.
Si tratta del Parque de los Lavaderos, un lussereggiante e rilasantissimo angoletto dell'isola che
consiglio a tutti di visitare anche per rendere tributo al Padre Teide che si erge in tutta la sua
bellezza e imponenza su un cielo che più azzurro non si può, incorniciato da meravigliose palme
canarie.
È che per quanto possano dire molti turisti (tra cui molti italiani) la parte più bella dell'isola è sicuramente il nord.
Solo prendere la macchina da La Laguna, per esempio, e andare verso il nord dell'isola è una
esperienza che consiglio a tutti perché il paesaggio è il più verde ed uno dei più belli dell'isola,
soprattutto quando dopo una curva dell'autostrada ti appare il Padre Teide.
E poi più a nord si va e più bello è. Basti pensare a Punta Teno.
E allora prendere un caffè nel Parque de los Lavaderos è stata davvero una grande idea, così come fare un acquisto che mi hanno ispirato i miei amici Roi e Gabriela. Grazie a loro, ho deciso di comprare un "libro de visitas".
Da loro, infatti, avevo visto che Sergio lasciava il suo messaggio in un quaderno che usano per
ricordare in seguito le viste ricevute e i bei momento vissuti assieme agli amici. E allora Sergio dopo aver aggiunto una pagina al loro libro delle visite, ha inaugurato il mio con una dedica e un ringraziamento per l'ospitalità che è stato un piacere dargli per una decina di giorni.
Tra l'altro, è molto probabile che tra circa due settimane torni a farmi visita. Però la seguente pagina scritta da lui sul libro delle visite sarà anticipata da quella redatta da Manu che arriverà qui a "pensión pichichi" tra circa un'oretta per fermarsi anche lui per una decina di giorni. E anche se viene per lavoro, avrà sicuramente voglia di divertirsi e di fare qualche giretto.
Inoltre, sarà uno dei miei compagni di curva-divano nella visione delle partite più importanti dell'anno.
Martedì e mercoledì sicuramente vedremo il ritorno delle semifinali della Champion's League e nel fine settimana (e con interessi molto diversi) seguiremo la penultima giornata di una appassionante e combattutissima Liga.
Manu evidentemente spera che il suo Barça riesca a mantenere l'esiguo vantaggio che conserva
sulle due principali squadre della capitale spagnola. Io, invece, durante il fine settimana guferò il
più possibile e spero che funzioni;)
Per quanto riguarda la competizione europea, il suo Barça è stato eliminato nei quarti di finale e suppongo che in questo caso il suo principale desiderio è che la Coppa non la porti a casa il Real Madrid e allora in settimana toccherà a lui fare il gufo;) In ogni caso, è sempre un piacere avere carissimi amici in visita... perfino i culé;)
Anche perché fortunatamente, non passeremo tutto il tempo a vedere partite in tv. Per domani,
per esempio, si prevede mezza giornata di mare, visto che domani in quasi tutto il territorio
spagnolo è festa. Perché? Perché non si può perdere un giorno di festa solo perché cade di
domenica.
Durante la mia ultima visita a Bari, ho avuto una piacevole conversazione con il mio amico Davide nel quale mi spiegava che in Italia non funziona così perché la giornata di lunedì due maggio sarà considerata in busta paga come un giorno di festa.
Qui in Spagna le priorità sono diverse e, come potete ben immaginare, questo è uno dei motivi che mi ha convinto a stabilirmi in un paese che dà grandissima importanza al tempo libero e alla qualità della vita.
E se domani è festa perché solo mezza giornata di mare? Perché ho da correggere un po' di esami
e, forse e soprattutto, anche perché mi rimane qualcosa dei tanti anni vissuti e lavorati in Italia.
Per questo e per altri motivi, ho deciso che è meglio che mi fermi qui ancora per qualche anno...
magari un centinaio ;)
Come si dice qui "nadie me baja de esta piedra" (nessuno mi tira giù da questa pietra ;)
Però, per deformazione professionale e anche per piacere, continuo ad esportare le meravigliose tradizioni del bel paese che mi ha dato i natali e che mi ha visto crescere. Tra queste il divertentissimo pesce d'aprile che con la collaborazione di tutto il resto della classe siamo riusciti a fare ad una studentessa che ci è cascata con tutte le scarpe.
Le abbiamo fatto credere che sarebbe stato impossibile uscire dal campus fino a diverse ore dopo la
fine della nostra lezione a causa dei controlli in una vicina rotonda dovuti alla presenza di Manuel Valls,
primo ministro francese, in una conferenza presso il campus centrale dell'Università de La Laguna!
È che non so se ve lo mai detto, ma la maggior parte dei miei studenti, oltre ad essere molto preparati,
sono degli ottimi attori e quasi tanto pagliacci come il loro professore! ;)
Visite a parte ho fatto anche altre cose per conto mio e/o con qualcuno dei fortunati residenti dell'isola.
Per esempio, lo scorso fine settimana sono andato al Tea a vedere un gran bel documentario sulla vita di Janis Joplin e ve lo consiglio di cuore.
Bello il documentario ed evidentemente spettacolare la colonna sonora. Inoltre, come ben sapete
aprile è il mese della romería di Tegueste e mi spiace deludervi, ma purtroppo quest'anno non ci
sono potuto andare, anche se in un certo senso si può dire che l'ho portata con me a casa di una
fanciulla ammalata.
Avevamo un appuntamento per cenare assieme sabato sera e qualche giorno prima mi aveva detto che a causa di un intervento chirurgico non sarebbe potuta uscire di casa per una decina di giorni e che le dispiaceva non poter andare alla romería e allora mi sono presentato a cena da lei vestito da mago, e cioè con l'abito tipico che si deve indossare per partecipare alla romeria.
In questo modo ho preso due piccioni con una fava: credo di aver fatto sorridere una persona che se lo merita e ho vissuto la romeria alla quale non sarei potuto andare il giorno dopo.
E siccome ogni buona azione che si fa con gli altri e con sè stessi ha sempre la sua ricompensa, ieri
sono stato a pranzo da alcuni nuovi e simpaticissimi amici a Tacoronte in una bellissima casa canaria
circondata dal verde.
In questo magnifico scenario ho conosciuto delle persone davvero simpatiche e molto divertenti mentre
assaporavo dell'ottimo vino spagnolo e degustavo prelibati piatti messicani cucinati con sapienza da un
ottimo cuoco (di professione?;) messicano. E non sono le uniche belle persone che ho conosciuto in
quello che si sta dimostrando un gran bel periodo. Forse anche perché come si dice qui "si vas con una
sonrisa por delante, nada puede salir mal" (se vai con un sorriso per bandiera, niente può andare male;)
E allora sorridete e fatevi trasportare dal vostro buon umore!
Un abbraccio a tutti
Nico
"Per un addio" per S. Lucarelli
"Per un addio"
a Giovanni Chilelli
Io sono un suono
che cerco i tuoi voli
e nulla stride
su questa retta d'ombra.
Una nota od un diagramma
ho scelto.
Non getterò la tenebra
nell'antico stridore
piuttosto nelle vibrazioni dell'arpa
come suono atteso e librante.
Ti penserò con tenerezza
fino all'ultima rosa rossa"