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Svelato un possibile ritratto di Dante negli affreschi di Buffalmacco...per SNS News

"Svelato un possibile ritratto di Dante negli affreschi di Buffalmacco nel Camposanto di Pisa" per il SNS News fu pubblicato a fine gennaio e lo condividiammo con voi:

Lo studio di Giulia Ammannati è in corso di stampa sugli Annali della Scuola Normale. Nella sezione del A dante giotto

Giudizio Universale spicca un uomo vestito di rosso e assai somigliante al ritratto giottesco di Dante al

Bargello. VERSIONE SPAGNOLA

"Potrebbe essere Dante Alighieri una delle figure rappresentate negli affreschi che Buffalmacco dipinse

tra il 1336 e il 1342 sulle pareti nel Camposanto di Pisa. È l'ipotesi che Giulia Ammannati, professoressa

di Paleografia alla Scuola Normale, avanza in un articolo in corso di stampa sugli Annali della Scuola

Normale, di cui ha parlato Salvatore Settis sul Sole 24 Ore di ieri (30 gennaio 2022).

Nella sezione del Giudizio Universale degli affreschi, solerti arcangeli spingono all'inferno una folla  A DANTE BUFFALMACO

di reietti, in cui spicca un uomo vestito di rosso e assai somigliante al ritratto giottesco di Dante al

Bargello (ante 1337). Perché Buffalmacco avrebbe fatto precipitare all'inferno proprio Dante?

Ammannati nel suo studio non si basa solo su somiglianze fisionomiche, ma riconduce questa

ipotesi al contesto storico-politico dell'epoca, e all'aspro contrasto che opponeva Papato e Impero. L'arcivescovo di Pisa

Simone Saltarelli, stretto collaboratore di papa Giovanni XXII, si era dovuto rifugiare ad Avignone presso il Pontefice

negli anni (1327-29) in cui Pisa fu occupata da Ludovico il Bavaro, che vi insediò anche un proprio antipapa (Niccolò V).

In quelle vicende i filoimperiali avevano tratto succosi argomenti da un'opera di Dante, il "De A MONARCHIA22

Monarchia, presto condannata al rogo dagli emissari del Papa avignonese. Ecco che il Dante

teorico dell'Impero può essere stato stigmatizzato negli affreschi di Buffalmacco, nella cui

ispirazione i domenicani pisani e lo stesso arcivescovo ebbero un ruolo fondamentale. Il

personaggio barbuto accanto a lui potrebbe allora essere Virgilio, messo al bando forse anche per la sua fama medievale di

mago, accusa che peraltro colpì lo stesso Dante negli ultimi anni della sua vita.

Ma cosa sapevano i pisani dell'aspetto di Dante quando Buffalmacco dipingeva in Camposanto?   A Enrico VII 22

Saltarelli e Buffalmacco erano fiorentini e potevano aver visto il ritratto di Dante al Bargello, ma

Ammannati adduce anche la plausibile ipotesi, dovuta a Marco Santagata, che Dante avesse

soggiornato a lungo a Pisa negli anni di Arrigo VII (1312-13), componendovi larghe parti proprio

del De Monarchia. La predicazione dei domenicani e la tradizione orale di commento ai dipinti

avrebbero fatto il resto, rendendo riconoscibile ai contemporanei l'exemplum del reprobo Dante.

(De: https://normalenews.sns.it/svelato-un-possibile-ritratto-di-dante-negli-affreschi-di-buffalmacco-nel-camposanto-di-pisa)

work in progress!

Pisa festeggia 50 anni dal primo trapianto d'organo per l' Ufficio Stampa AOUP

VERSIONE SPAGNOLA

"Cinquanta anni portati benissimo con all'attivo 5000 trapianti, fra cui più di 400 di pancreas, 1500A BISTURI

di rene da donatore cadavere, 500 di rene da donatore vivente e più di 2500 di fegato. Sono i

numeri con cui l'Azienda ospedaliero-universitaria pisana insieme all'Università di Pisa e alla Regione

Toscana festeggiano questo anniversario che ha significato negli anni ricerca, sviluppo, innovazione

e nuova speranza di vita per gli ammalati.

"Era il 15 febbraio 1972 il giorno in cui il professore Mario Selli eseguiva il primo trapianto di rene

a ll'Ospedale di Pisa nonché primo trapianto d'organi in Toscana. Era un trapianto da vivente,

madre e figlio (donatrice e ricevente) erano giunti a Pisa da Avellino dopo che lui, un giovane

insegnante di 25 anni (la madre ne aveva 52), era stato ricoverato per tre mesi consecutivi in Clinica medica poiché

necessitava di emodialisi. I due interventi (donazione e trapianto) furono eseguiti dal professore Mario Selli coadiuvato dai

professori ColizziFiorentini, Giuliani, Guajana e Mosca, alla presenza anche del professore Sergio Giovannetti,

nefrologo. E dopo 4 ore il rene riprese immediatamente a funzionare.

Dopo quell'intervento il settore dei trapianti non si è più fermato e nel 1972 si eseguirono complessivamente 17 trapianti di

rene, incluso uno in un ricevente pediatrico.

L'avvio dell'attività di trapianto a Pisa non è stata casuale. Esistevano solide basi chirurgiche, visto che il professore Mario

Selli era stato allievo del professore Paride Stefanini (che aveva già diretto la Clinica chirurgica dell'Università di Pisa

prima di trasferirsi a Roma all'Università La Sapienza).

Il professore Stefanini aveva eseguito il primo trapianto di rene in Italia il 3 maggio 1966 e il secondo trapianto di rene tra

specie diverse al mondo (xenotrapianto), trapiantando un rene di uno scimpanzé in un uomo l'8 maggio 1966.

Entrambi gli interventi furono eseguiti a Roma, poco dopo che il professor Stefanini si era trasferito all'Università La

Sapienza. L'attività sperimentale che aveva preceduto questi primi eccezionali trapianti nell'uomo era stata eseguita proprio a

Pisa nei laboratori sul retro della Scuola Medica. (...) A OUPisa

"...Così, da quel lontano 1972 – quando le sale operatorie non avevano certo l'allestimento

tecnologico né le procedure chirurgiche innovative oggi disponibili, il trasporto d'organi e la

conservazione non potevano giovarsi degli attuali sistemi iperefficienti, il database dei pazienti in

lista d'attesa non era strutturato a livello nazionale, la medicina trasfusionale insieme all'assistenza

anestesiologica-rianimatoria pre- e post-trapianto così come gli studi sul metabolismo dei trapianti e la compatibilità d'organo

e le terapie anti-rigetto non avevano compiuto i passi da gigante degli ultimi anni - di strada ne è stata fatta e il futuro è

ancora più promettente, visto che si è passati dal chirurgo pioniere con la sua èquipe al robot in sala operatoria.

(...)"...nel 1999, la Regione Toscana decise di promuovere un'azione sistematica di organizzazione del sistema di

donazione da paziente cadavere, basandosi sul cosiddetto "modello spagnolo" e i risultati furono subito eccellenti, con rapido

aumento del numero dei trapianti.  A QX 22

La Toscana è infatti dal 1999 la prima Regione italiana per numero di donatori (cadavere) per

milione di abitanti. Elemento chiave del "modello toscano" di donazione è il "coordinatore locale

trapianti" (...).

(...) Con il grande sviluppo dell'attività di trapianto negli anni sono nate e si sono sviluppate le associazioni di

volontariato di settore. La prima fu la sezione locate dell'Aitf (Associazione italiana trapiantati di fegato) coordinata

dal dottor Giovanni Caprio, successivamente confluita in Vite (Volontariato italiano trapiantati epatici) a lungo

guidata dal signor Lillo Di Puma. Seguì la nascita dell'associazione "Per donare la vita onlus", maggiormente rivolta

anche ai trapiantati di rene e di pancreas, che inizialmente si sviluppò grazie al contributo del signor Giuseppe Venditti (già

infermiere di sala operatoria nel blocco trapianti) e del signor Fabrizio Iacopini (già dipendente amministrativo

dell'Università di Pisa, scomparso per Covid-19 nel novembre 2020).  A HALFMARTN22

Negli anni l'associazione "Per donare la vita onlus" ha organizzato numerose iniziative sul territorio pisano

fra le quali la più "visibile" è probabilmente la Pisa Half Marathon che si svolge ogni anno la

seconda domenica di ottobre.

(Dehttps://www.ao-pisa.toscana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=5091:pisa-festeggia-50-anni-dal-1-trapianto-d-organo-in-toscana-rene-da-donatore-vivente-era-il-1972-da-allora-una-serie-di-primati-per-il-centro-trapianti-aoup&catid=123&Itemid=131)

Fotos: Google

La plasticità del cervello parte dal microbiota intestinale per la Normale News

Un articolo pubblicato un mese  fa apre una strada interessantissima alla ricerca medica... VERSIONE SPAGNOLA

"Il microbiota intestinale – conosciuto da tutti come microflora intestinale – svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e

nel mantenimento della funzione del sistema immunitario e nella regolazione del peso corporeo.  A MICROFLORA 1

Nuovi studi suggeriscono che il microbiota potrebbe essere coinvolto anche nella via di

comunicazione tra centro e periferia chiamata asse intestino-cervello, modulando le funzioni

cerebrali e infine il nostro comportamento.

Per esaminare in modo dettagliato la connessione tra microbiota e cervello, Paola Tognini, ricercatrice del Dipartimento di

Ricerca traslazionale (Unità di Fisiologia) dell'Università di Pisa e il professor Tommaso Pizzorusso della Scuola Normale

Superiore, hanno studiato come segnali provenienti dai batteri intestinali possano influenzare la plasticità neuronale.

Lo studio, dal titolo The gut microbiota of environmentally enriched mice regulates visual cortical plasticity, è

stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Cell Reports ed è frutto di una collaborazione tra

Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Istituto di Neuroscienze del CNR, Fondazione Stella Maris e Università di

Milano.

"La plasticità cerebrale o neuronale è la capacità del nostro cervello di cambiare in risposta a stimoli provenienti

dall'ambiente esterno e/o in risposta alle nostre esperienze. Il cervello è più plastico, e quindi prone a modificarsi durante

l'età giovanile, mentre i suoi circuiti sono più stabili e quindi resistenti al modificarsi durante l'età  A SA INTESTINOCEREBRO

adulta. Nel nostro studio abbiamo cercato di capire se segnali provenienti dal microbiota intestinale

potessero riattivare la plasticità nel cervello adulto – spiegano Paola Tognini e Tommaso Pizzorusso

– Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo sfruttato il sistema visivo come modello, proprio perché gli animali adulti

normalmente non mostrano plasticità in questa area del cervello".

"Il nostro studio introduce un concetto nuovissimo, ossia quello dell'esistenza di una connessione "esperienza-microbiota

intestinale-cervello": le nostre esperienze non solo influenzano il cervello direttamente ma anche tramite segnali provenienti

dal nostro intestino". Allo studio hanno dato un fondamentale contributo anche i giovani dottorandi della Scuola Normale

Superiore Leonardo Lupori e Sara Cornuti.

L'implicazione dei risultati raggiunti con questo studio è ampia e non limitata ai sistemi sensoriali e A OCCIPITAL

alla corteccia visiva. Infatti, la ricerca potrebbe aprire nuove frontiere per promuovere la plasticità

neuronale in malattie del neurosviluppo o neurodegenerative, basandosi su strategie terapeutiche

atte a modulare l'asse intestino-cervello.

(De: https://normalenews.sns.it/la-plasticita-del-cervello-parte-dal-microbiota-intestinale)

Fotos: Google

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