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Missione IXPE: l’Ateneo in orbita con NASA, Agenzia Spaziale Italiana, INFN e INAF
Lanciato all'alba (oggi 9 dicembre 2021)* il telescopio spaziale con a bordo strumenti realizzati anche grazie al Dipartimento di Fisica e alla Scuola di Ingegneria. VERSIONE SPAGNOLA
Ci sono anche tre detector unit progettate, integrate e qualificate a Pisa a bordo del satellite IXPE (Imaging X-ray
Polarimetry Explorer) nato dalla collaborazione esclusiva tra la NASA e l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e partito questa
mattina dal Kennedy Space Center in Florida.
A realizzarle è stato un gruppo di lavoro guidato dal prof. Luca Baldini, che ha coinvolto sette tra
studenti e dottorandi dell'Ateneo pisano e appartenenti al Dipartimento di Fisica e alla Scuola di
Ingegneria.
«E' un grande onore per la nostra comunità aver contribuito ad una missione spaziale così importante – ha commentato il Rettore dell'Università di Pisa, Paolo Mancarella - Quanto realizzato è la dimostrazione ulteriore della forza, a livello internazionale, dell'area di ricerca pisana che ci garantisce, da sempre, collaborazioni ad altissimo livello in tutto il mondo. Oltre al fatto che questo progetto è stata un'importantissima esperienza formativa per i nostri studenti coinvolti; una di quelle occasioni che solo un ateneo d'eccellenza può fornire. Le mie congratulazioni a tutto il gruppo guidato da Luca Baldini per l'importante risultato raggiunto».
«Il lancio della notte scorsa rappresenta il coronamento di uno sforzo più che ventennale, a cui ho avuto il privilegio di partecipare insieme ad un gruppo di fisici, ingegneri e tecnici veramente straordinari, sia sul piano professionale che su quello umano – ha dichiarato il professor Luca Baldini, co-responsabile Ixpe per l'INFN e docente del Dipartimento di Fisica dell'Ateneo pisano -.
Negli ultimi cinque anni i nostri studenti e dottorandi Alessandra Marrocchesi, Federico Pucci,
Hikmat Nasimi, Leonardo Lucchesi, Mattia Barbanera, Niccolò di Lalla e Nunziato
Sorrentino, che ci tengo a nominare uno per uno per le capacità e la dedizione dimostrate, hanno
lavorato in stretta sinergia con il personale della Sezione INFN di Pisa, dando un contributo
fondamentale allo sviluppo della missione. Ovviamente questo non è un punto di arrivo, ma solo un punto di partenza:
abbiamo davanti non più di una settimana di riposo, al termine della quale saremo tutti di nuovo impegnati nelle attività di
verifica in orbita dello strumento e, soprattutto, nell'analisi dei dati scientifici che, a partire dalla metà di gennaio (2022)*,
cominceranno ad arrivare a terra».
Il satellite è decollato puntualmente questa mattina alle 7.00 ora italiana dal Kennedy Space Center in Florida. Per il lancio è stato utilizzato un vettore Falcon 9 della società privata SpaceX. Al lancio hanno assistito in presenza il presidente dell'ASI, Giorgio Saccoccia e l'Amministratore della NASA, Bill Nelson.
IXPE è la prima missione interamente dedicata allo studio dell'universo attraverso la polarizzazione
dei raggi X e per farlo utilizzerà una tecnologia tutta "made in Italy". A bordo di IXPE sono installati
3 telescopi con rivelatori finanziati dall'ASI e sviluppati da un team di scienziati dell'Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).
Lunedì 13 dicembre la missione sarà raccontata in diretta facebook dall'INFN.
Il 'cuore' dei telescopi a bordo di IXPE è rappresentato dai tre Gas Pixel Detector: rivelatori di
nuova generazione che sfruttano una tecnologia sviluppata nel corso degli ultimi 15 anni e che si
avvale delle competenze maturate dall'INFN nel campo della fisica delle particelle e dall'INAF nello studio dell'Universo nelle
Alte Energie. Grazie alla sua tecnologia innovativa, IXPE potrà misurare non solo l'immagine e l'energia delle sorgenti celesti
ma potrà anche ricavare, per la prima volta, indicazioni dirette sulle caratteristiche dei campi elettromagnetici ad esse
associati.
«La NASA e l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), gli Stati Uniti e l'Italia hanno una lunga tradizione di cooperazione bilaterale su missioni spaziali di successo e la missione IXPE rappresenta un altro esempio virtuoso – ricorda il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia - della capacità italiana di lavorare con partner internazionali per la crescita delle attività spaziali a livello globale.
Siamo particolarmente orgogliosi, inoltre, di essere riusciti a consegnare puntualmente l'innovativa strumentazione scientifica di IXPE, nonostante la sfida della pandemia: una vera dimostrazione di eccellenza del team italiano della missione. Adesso la parola passa alla scienza, a nuove scoperte rese possibili dall'impegno spaziale del nostro Paese!»
«IXPE osserverà l'universo sotto una luce nuova, nel vero senso della parola, e ciò che gli consentirà di farlo è il suo innovativo 'cuore' tecnologico tutto italiano, frutto di un lungo e importante lavoro di ricerca e sviluppo condotto completamente in house nei nostri laboratori delle Sezioni INFN di Pisa e Torino - sottolinea Antonio Zoccoli, presidente dell'INFN - Dobbiamo essere orgogliosi dell'avvio di questa missione, ancor più nella difficile contingenza in cui abbiamo operato per portare a termine il lavoro entro i tempi di programma: desidero, quindi, rivolgere anche un riconoscente ringraziamento a tutti coloro che lo hanno permesso».
«La missione IXPE in collaborazione con la NASA rappresenta un fondamentale traguardo che valorizza la grande tradizione dell'astrofisica italiana nello studio dell'Universo con i raggi X e gamma come già successo con le missioni spaziali BeppoSAX, AGILE e la partecipazione a Fermi - dice Marco Tavani, Presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica - La comunità astrofisica delle alte energie aspettava da decenni uno strumento di polarimetria-X. Ora l'Italia realizza il cuore della missione IXPE e sarà entusiasmante vederne i primi risultati: un momento a lungo atteso che siamo certi non deluderà le aspettative».
Il satellite è stato posto su un'orbita equatoriale circolare a circa 600 km di quota con una inclinazione di soli 0,2 gradi. Durante i primi due anni di missione, IXPE aprirà una nuova 'finestra' astrofisica effettuando per la prima volta misure altamente sensibili di polarizzazione da sorgenti celesti che emettono in raggi X. I principali target della missione saranno nuclei galattici attivi (AGN), microquasars, pulsar e pulsar wind nebulae, magnetar, binarie nei raggi X, resti di supernova e centro galattico. IXPE fornirà misure contemporanee di polarizzazione, variabilità, spettrali e immagini, permettendo così di studiare la geometria e i processi fisici di emissione di radiazione e accelerazione di particelle, in ambienti con campi magnetici e gravitazionali estremi.
IXPE è una missione congiunta NASA/ASI, selezionata dalla NASA il 3 gennaio 2017 e che fa parte del programma spaziale SMEX (Small Mission Explorer). Grazie al contributo della componente industriale OHB-I l'ASI è riuscita a consegnare alla NASA i modelli di volo nei tempi stabiliti, come richiesto dalla partecipazione ai programmi spaziali SMEX.
L'ASI oltre a gestire la partecipazione italiana al programma IXPE fornisce la Base di Malindi in Kenya come Stazione di Terra primaria per il tracking del satellite supportata anche da Telespazio e lo Space Science Data Center (SSDC) presso la sede dell'Agenzia a Roma per le attività di elaborazione e analisi scientifica dei dati.
(NdR: le * indicano le date attualizzate; foto:Google)
Alla scoperta dei porti altotirrenici di età romana...
Concluse le campagne di scavo dell'Università di Pisa a Vada Volaterrana (Livorno) e a Luni (La Spezia).
Una vasca rivestita in marmo, un mosaico policromo con un disegno a cubi prospettici, un portico colonnato che delimitava il
giardino interno di una domus dove sono state rinvenute due sepolture, e infine anche una taberna con una vasca per
l'ammollo delle merci in vendita. Sono questi alcuni ritrovamenti riemersi durante le campagne di scavo dell'Università di Pisa
a Vada Volaterrana (Rosignano Marittimo, Livorno) e a Luni (La Spezia) terminate lo scorso ottobre.
Il lavoro sul campo diretto dalla professoressa Simonetta Menchelli si è svolto nell'ambito del
progetto Porti altotirrenici di età romana.
In particolare, le indagini a Vada Volaterrana, centro del sistema portuale di Volterra in età antica, si
sono svolte da luglio a ottobre. I lavori hanno portato alla luce una vasca rivestita in marmo
destinata probabilmente ad uso pubblico-ornamentale con annessa una grande cisterna
fiancheggiata da una strada "glareata", cioè costituita da ciottoli. Queste costruzioni, databili dagli
inizi del I secolo d. C. e frequentate sino all'età tardo-antica, raccordavano il quartiere portuale a
sud con quelli residenziali a nord che si trovano al di sotto della moderna Vada.
Gli scavi a Luni, colonia fondata dai Romani nel 177 a. C. in un territorio conquistato ai Liguri, si sono svolti invece fra
settembre e ottobre. Qui il lavoro si è concentrato su una delle due domus già portate alla luce nelle precedenti campagne.
Sono quindi riemersi pavimenti a mosaico con un motivo a cubi prospettici policromi, la porzione di
un portico con colonne in mattoni che delimitava il giardino interno della domus dove sono state
rinvenute due sepolture di epoca longobarda. Infine a fianco della domus è stata trovata una
taberna pavimentata in argilla, con una struttura in mattoni che probabilmente era una vasca per
l'ammollo delle merci in vendita.
Le due campagne di scavo sono state accompagnate inoltre da attività di "Archeologia pubblica", con laboratori didattici, ricostruzione storiche ed eventi di condivisione dei risultati a cui hanno partecipato centinaia di visitatori.
Il progetto Porti altotirrenici di età romana ha coinvolto nella direzione dei lavori anche la dottoressa Silvia Marini e
i dottori Paolo Sangriso, Rocco Marcheschi e Domingo Belcari. Agli scavi hanno partecipato
dottorandi e studenti dei corsi di laurea in Scienze dei Beni culturali, di Archeologia e della Scuola
di Specializzazione in Archeologia. Per gli aspetti paleobotanici finalizzati alle ricostruzioni
ambientali ha partecipato anche il professore Stephen Carmody, della Troy University, Alabama
(USA).
(De: https://www.unipi.it/index.php/news/item/22408-alla-scoperta-dei-porti-altotirrenici-di-eta-romana)
Individuata una specifica forma di autismo caratterizzata da “neuroni con troppe sinapsi”
Una pubblicazione della UniPi che potrebbe esere dil vostro interesse... VERSIONE SPAGNOLA
"Lo spettro autistico è caratterizzato da una forte eterogeneità, con sintomi e disfunzioni a livello neurologico di diversa
gravità e impatto.
Ricercatori dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dell'Università di Pisa, hanno individuato una forma di autismo
causata da una specifica alterazione neuronale: la presenza di un eccessivo numero di sinapsi nella corteccia cerebrale. La
scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Communications, potrà guidare lo sviluppo di futuri trattamenti farmacologici
mirati a ripristinare queste alterazioni.
Il gruppo di ricerca vede coinvolti Alessandro Gozzi, Coordinatore del Centro di Neuroscienze e Sistemi Cognitivi
(CNCS) di IIT a Rovereto, Michael Lombardo, ricercatore senior di IIT, e il Prof. Massimo Pasqualetti dell'Università di
Pisa. Gozzi e Lombardo conducono le proprie ricerche sul cervello anche grazie a finanziamenti da parte dell'European
Research Council (ERC).
In questa immagine la porzione di un neurone in cui si possono osservare le sinapsi evidenziate
da una fluorescenza verde e la corrispondente ricostruzione tridimensionale ha permesso ai
ricercatori di quantificare il numero di sinapsi nelle aree con iperattività neuronale
Nello specifico i ricercatori hanno individuato una disfunzione che riguarda i neuroni di un'area cerebrale deputata alla
comunicazione, i quali presentano un eccessivo numero di sinapsi, ovvero quelle microscopiche protuberanze che servono
per inviare e ricevere segnali tra neuroni.
L'osservazione di modelli animali tramite risonanza magnetica ha mostrato che questa alterazione è
associata a un malfunzionamento del meccanismo molecolare della proteina mTOR, responsabile
della regolazione e produzione di sinapsi, e potenziale target per trattamenti farmacologici.
A conferma del ruolo chiave di questa proteina, i ricercatori hanno dimostrato che quando la sua
attività viene inibita farmacologicamente, il numero di sinapsi ritorna a livelli fisiologici, ristabilendo completamente la
corretta funzionalità dei circuiti coinvolti.
"Questo lavoro si inserisce negli studi sul cervello e le malattie del neurosviluppo che conduciamo nel nostro Centro di ricerca
a Rovereto - dichiara Alessandro Gozzi - Esso rappresenta una tessera importante per decodificare il mosaico rappresentato
dall'autismo, che è appunto un insieme eterogeneo di disturbi e cause. La sfida è identificare tutti i tasselli del mosaico
mancanti, così da permettere la futura messa appunto di terapie di precisione mirate a specifici sottotipi di autismo".
A partire da questi risultati i ricercatori sono riusciti a fare un ulteriore passo avanti e identificare fra chi è affetto da disturbi
dello spettro autistico, coloro che hanno questa specifica forma. A questo scopo, i ricercatori hanno confrontato i loro dati
con quelli provenienti da banche dati di risonanza magnetica cerebrale di persone con autismo.
Attraverso l'uso di sistemi di intelligenza artificiale, il confronto ha evidenziato in un sottogruppo di pazienti disfunzioni di
connettività cerebrale simili a quelle riscontrate nei modelli murini e contemporaneamente analisi genetiche hanno rivelato
una anomalia della proteina mTOR.
"Con questo studio – conclude Pasqualetti - si dimostra ancora una volta quanto sia fondamentale
affiancare alla ricerca clinica modelli avanzati per lo studio del funzionamento del nostro cervello,
sia per capire quali alterazioni molecolari e cellulari possono essere all'origine della patologia, che
per testare su questi stessi modelli farmaci sperimentali o interventi terapeutici che potrebbero
ridimensionare se non addirittura eliminare le alterazioni cellulari osservate nella condizione patologica".
(De: https://www.unipi.it/index.php/news/item/22300-individuata-una-specifica-forma-di-autismo-caratterizzata-da-neuroni-con-troppe-sinapsi)